Dall'alto: Dublin: Castello Old Antiquari KK (20 x 45) , Zulu 1: Savinelli Giubileo d'Oro 4004 (19 x 43) , Zulu 2: Dunhill "Patent" Shell 102/I (1949) (19 x 44)
Leggera, piccolina, di poco volume. La classica pipa a fornello conico sembrerebbe essere l'ideale per il Virginia in flake: un tipo di tabacco che per questioni volumetriche predilige la pipa piccola.
Purtroppo l'espansività, caratteristica peculiare del flake, congiura per rendere ancora più complicato un tipo di fornello che, benché pieno di fascino, è tutt'altro che facile da fumare e crea problemi anche con la più classica delle miscele in ribbon.
Personalmente, ho sempre trovato la Dublin in tutte le sue varianti di medio formato, una pipa molto attraente. Agli inizi del mio idillio con la pipa ne ho comprate diverse e c'è voluto del tempo per capire che le mie difficoltà non erano dovute soltanto alla scarsa abilità, ma anche alla bizzosità del fornello conico, che tende a concentrare verso il fondo dosi esponenzialmente crescenti di umidità. In aggiunta a questo, un cono concentra sul fondo anche la pressione. Esercitando sulla cima della carica la stessa dose di forza che si eserciterebbe con una billiard, la geometria porta a una moltiplicazione di pressione giù in basso, il che iinsieme all'umidità, rende ai più (e certamente, per lungo tempo, a me) impossibile fumare l'ultimo terzo di fornello. E questo, sempre che l'eccesso di pressione non abbia reso infumabili anche i primi due terzi.
A tutto ciò, il flake aggiunge un terzo fattore: l'espansione. Caricare un flake è sempre un esercizio di autodisciplina. Occorre tenere conto del fatto che il tabacco così come viene disposto nel fornello non ha ancora raggiunto il suo stato "di marcia". Scaldandosi, il flake si aprirà e si espanderà, il che rende vitale lasciargli lo spazio e l'aria sufficienti a non soffocare.
Molte cattive fumate con i flake sono dovute all'abitudine di pressarli, dopo averli spezzettati, più o meno come un normale tabacco in ribbon. Una tentazione che conduce automaticamente all'impaccamento di tutta la carica, una volta raggiunta la temperatura di esercizio.
Nel fornello conico, che tende ad impaccare anche un ribbon, i risultati con un flake possono essere tali da indurre il malcapitato ad abbandonare per sempre la curiosità del tabacco pressato.
Caricare un flake ripiegato in una pipa così, secondo me, non può che condurre al disastro. Il cilindro tenderà a schiacciarsi nella parte terminale producendo un tappo impenetrabile, immediatamente dopo l'accensione. Caricando il flake in forma broken, invece, e lasciandolo semplicemente cadere, cominciando dai pezzi più grandi, come ho cercato di spiegare in questo post, sarà la fisica stessa a domare il temibile cono.
A patto di evitare anche la minima pressione, la gravità porterà meno tabacco dove lo spazio del fornello è minore, il che a sua volta porterà a minore espansione. Una volta compreso il meccanismo, un flake spezzettato, lasciato semplicemente cadere, sarà più facile da caricare di un ribbon, che sulle pareti del fornello si incapriccia sempre un po' ed è quasi impossibile lasciare semplicemente gravitare nella sua sede come il fornello conico richiederebbe.
Sopra il flake caricato a pezzi, basterà uno strato di tabacco sminuzzato più finemente, e appena appena sistemato con ditate leggerissime, per fornire la miccia di cui la carica necessita, per lasciare lentamente esplodere tutto il suo piacere.
Non c'è nulla di complicato nel fumare flake in un piccolo fornello conico, una volta che si è capito come fare. Ci si può riuscire anche in coni abbastanza estremi come quello della Castello fotografata qui sopra: una pipa che tende a punire con l'insuccesso quasi ogni tentativo con le mixtures "normali". Penetrato il mistero, il flake in bulldog, rhodesian o zulu, si trova nel suo ambiente ideale. Poche pipe come queste, generalmente corte e tascabili, di aspetto rustico e nello stesso tempo leggere, sono fatte per essere tenute saldamente tra i denti mentre si passeggia all'aperto. Ed è proprio all'aperto che la lenta combustione del flake è maggiormente raccomandata. Una leggera brezza, ravvivando leggermente la brace, rende semmai più agevole fumare anche certi pressati che passano per essere ignifughi, mentre una carica di shag (taglio fine), nelle stesse condizioni tenderebbe a surriscaldare, col rischio di bruciare, se non la pipa, quantomeno la lingua.
Il fornello conico, per sua natura, riproduce in taglia ridotta e in fin dei conti con minori difficoltà, l'effetto che si avrebbe fumando il flake in chimney: una graduale concentrazione dei sapori, che permette al virginia di evolvere, trasformando il viaggio della brace dalla cima al fondo del fornello in un caleidoscopio di aromi e di sensazioni che non conosce noia.
Quello tra flake e fornello conico è un matrimonio tra due parti dotate di personalità diverse, a prima vista inconciliabili. Ma quando c'è po' di intelligenza, capacità di adattarsi e tenere conto dell'altro, è proprio dalle unioni così che nascono i matrimoni più solidi e più ricchi di soddisfazione.
Fornelli da flake 1: La pot
Fornelli da flake 2: La prince
Fornelli da flake 3: Dublin e zulu