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mercoledì 31 luglio 2013

I misteri dell'oil curing


Teste Radice sottoposte a oil curing. Un procedimento che Radice aveva introdotto per una serie speciale, in seguito dismessa. L'immagine viene dal sito di R.D. Field, importatore americano di allora e, immagino, ispiratore del progetto.


C'è chi ama l'aroma di fritto misto di una Ashton nuova, appena accesa. Un sapore abbastanza inconfondibile e imperdibile per i viziosi dell'oil curing.
Il procedimento fu inventato, o adattato alle fabbricazione di pipe, dal genio commerciale di Alfred Dunhill. Si è sempre pensato che l'idea nascesse dall'esigenza di far maturare la radica privandola dei tannini e rendendola buona alla prima fumata (o quasi), in un'epoca in cui la maggior parte delle pipe di produzione corrente erano amare e allappanti. Leggendo i brevetti, potrebbe anche sembrare che la cura avesse una funzione estetica e che rendesse in qualche modo migliore la sabbiatura e l'aspetto della pipa.
Comunque sia, in questo interessante post dal blog "il collezionista",  c'è la descrizione dei diversi brevetti Dunhill e Sasieni per l'estrazione dell'olio dalle teste oil cured. Il mistero sul trattamento in sé resta abbastanza fitto, ma qualche lampo di luce sul post-trattamento aiuta.


venerdì 11 novembre 2011

Si ricomincia?

Sasieni two dots, poker 1/8 curva. Una forma elegantissima, da una marca che, in questo periodo, poteva vantare tutti i quarti di nobiltà della grande pipa inglese. 

Ho sempre amato la poker, sia per l'estetica che per la concezione. Una pipa a fondo piatto, capace di stare perfettamente eretta sul tavolo anche nei momenti in cui il suo proprietario ha le mani occupate con le carte, o è impegnato ad arraffare a due mani la posta. La sua forma cilindrica la rende, nelle migliori interpetazioni, deliziosamente geometrica. Ma non è così facile trovarne le interpretazioni migliori oppure io, in questi anni, non sono stato fortunato. Ne ho comprate e ne ho fumate con soddisfazione. Ma persino nelle vecchie Dunhill non mi è ancora capitato di trovarne una che mi sembrasse davvero perfetta. Troppo corta, troppo tozza, troppo pesante... Magari solo un po'. Ma un po' decisivo. Nella geometrica eleganza della poker c'è anche la sua maledizione.  Quando ho adocchiato in un'asta di ebay questa Sasieni "family era" (quella razza di pipe ancora prodotte sotto la supervisione della famiglia Sasieni, prima che la marca venisse ceduta e si volgarizzasse, come è successo a molti altri brand inglesi), ho sentito il richiamo di una possibilità: quello di mettere mani su una di quelle poker perfette, snelle ed eleganti che portano scritto nel loro design il marchio della grande grafica dei primi anni '60. Non era facile dirlo dalla foto di trequarti. Ma la pipa era una Sasieni, e una Sasieni two dots. Un grading un po' più popolare della celeberrima Four Dots, e dal quale è lecito aspettarsi qualche minore imperfezione, ma che ha collezionisticamente l'attrattiva di essere, inspiegabilmente, molto più rara . Evidentemente ai vecchi tempi di quando le Sasieni erano pipe della famiglia Sasieni, il confine tra Two Dots e rifiuto, in caso che l'imperfezione fosse appena più accentuata, era molto sottile. E così mi sono risolto a rompere un digiuno ormai più che pluriennale negli acquisti di pipe sul sito di aste online. E ho fatto la mia puntata, felice tra l'altro che la pipa fosse a Torino e non dall'altra parte del mondo. Inutile dire che, rotto l'argine, sono già caduto in tentazione molte altre volte. Ma ne è valsa la pena perché, aperta la scatola, la elusiva Two Dots ha mantenuto tutte le sue nascoste promesse, aggiungendo finalmente alla mia schiera di pipe la poker che volevo. E che fino ad oggi non avevo mai avuto.


   

Nomenclatura. La veretta argento non è originale ma a una attenta ispezione non sembra nemmeno una riparazione. La gradazione "two dots" è inferiore alla "four dots" (infatti la pipa presenta un paio di piccole stuccature sul cannello, visibili sotto la stampigliatura), però è più rara e molto desiderabile.

Un nuovo acquisto su ebay. Questa volta italiano. 

Grazie a Jackpino e a GPP per le correzioni che mi hanno consentito di apportare a questo post e per questo articolo sulla storia delle Sasieni

venerdì 4 novembre 2011

Psychedelic Sasieni







Una Sasieni Buckingham dell'era di Joel Sasieni, riconoscibile dalla stampigliatura "FOUR DOTS" (dopo la vendita del brand la marcatura divenne "4dots"). In termini Dunhill è almeno un gruppo 5.

Penso che questa sia una grande Sasieni "Family Era" abbastanza tarda, sia per le dimensioni che per le condizioni eccellenti in cui mi è arrivata (con l'eccezione di una criminale lucidatura sulla stampigliatura, che la rende appena appena leggibile, ma ancora leggibile). Io ci ho messo del mio crepandole il cannello, nel quale il bocchino entra con perfetta (quindi stretta) tolleranza. Una piccola crepa non letale, credo l'unica che abbia mai causato a una mia pipa, ma che Mauro Gilli mi ha sistemato con una vera oro che, sebbene non originale, è assolutamente perfetta per una creatura che è nella mia collezione per restarci e per essere fumata. Forse questa billiard non è un modello di grazia, trovo il cannello un po' pesante, la forma è un po' indecisa tra billiard e lovat. Ma quando si carica e si accende diventa una di quelle pipe quasi psichedeliche per la finezza delle sfumature di sapori e di aromi che è in grado di evidenziare. Eppure non ci fumo che tabacco... ma del gran tabacco. Mixtures o flakes, poco importa.

Sul gruppo Fumare la Pipa mi è stata chiesta qualche altra foto. Eccola:




Come dicevo, è una pipa che fumo abbastanza spesso....