Come spiegato
in altro post, ero da tempo a caccia di una Kriswill Bernadotte di uno shape simile a questo:
Da quando mi ci sono messo ne ho incrociata qualcuna, ma per una ragione o per l'altra, troppo cara, troppo nuova (spesso le due cose vanno insieme), troppo difficile (venditori che non spediscono in Italia), non avevo ancora trovato quella giusta. Alla fine dell'estate l'occasione si è presentata in Germania e le due cose che mi hanno interessato sono state che la pipa non era proprio una replica identica di quella che, comunque, avevo già. Bocchino un po' più dritto, finitura liscia anziché sabbiata, probabilmente qualche anno di meno. Con 41 euro e una spedizione continentale, la cosa si poteva fare.
La pipa era in condizioni più che discrete, con tutte le marcature al loro posto, l'ebanite solo leggermente ingiallita. Ma anche con un paio di segni che mi disturbavano un po', come se fosse caduta. Non essendo un oggetto particolarmente prezioso, l'ho usata come cavia per esercitare le mie scarse abilità di restauratore.
La pipa si presentava così:
Discreto l'aspetto generale.
Bocchino integro ma sporco e un po' ingiallito, che mi ha fatto risparmiare una trentina di euro.
Segni di maltrattamento, più che di di uso intensivo
Fornello un po' incrostato ma nemmeno troppo, easy.
Nomenclatura: a posto.
Prima fase: il bocchino:
Il bocchino smontato rivelava un inner tube. E' il genere di inserto che stacco subito e getto via "con esecrazione" (cit. Peppe Ramazzotti) dalle mie pipe. Fortunatamente non per tutti è così e questo garantisce la preservazione di un cannello ragionevolmente inodore anche se il proprietario è uno sporcaccione, il che evita brutte avventure di disinfestazione come quelle che mi è
capitata con questa pipa.
Era un'invenzione comoda finché gli scovolini non esistevano. Ora che esistono, è sufficiente usarli.
Il primo passaggio lo faccio sempre con alcool, sfrego il bocchino all'esterno togliendo già il grosso dell'ingiallimento e con scovolino ruvido curo bene l'interno, finché tutte le tracce di catrame se ne sono andate. Lo stesso faccio nel cannello, che normalmente è sempre più rognoso (ma non quando il precedente proprietario usava l'inner tube!).
Sempre con alcool e una pezzuola tolgo le incrostazioni di catrame dal rim. In questo caso la pipa è una naturale chiara e si può agire senza eccessiva prudenza. Con pipe colorate bisogna fare molta attenzione perché l'alcool attacca e squaglia la finitura della pipa.
Il bocchino va in una soluzione di acqua e bicarbonato, che porta in superficie lo zolfo (l'ingiallimento del bocchino), lo scioglie e facilita la sua rimozione. In questo caso ho immerso il bocchino con inner tube inserito, contando sull'effetto emolliente dell'acqua prima di strappare definitivamente il tubetto, che appariva incollato dal catrame in modo piuttosto robusto.
Io uso bicarbonato, che è dolce e innocuo. Un grande riparatore mi ha consigliato la soda caustica molto diluita. Attenzione in questo caso a sciacquare bene e al fatto che sia davvero diluita, se non si vuole vedere sparire anche il bocchino, insieme allo zolfo che lo ricopre...
In ogni caso il bagnetto dura circa 12 ore.
Dopo il bagnetto non resta che usare la ruota abrasiva (con attenzione) oppure (come io preferisco sia per pigrizia, visto che lavoro in appartamento e non in un garage), un po' di carta abrasiva sottolissima 1000 o 1200. Si lavora su bocchino bagnato, il che consente di portare via lo zolfo con facilità, senza consumare eccessivamente l'ebanite sana. Lavorando su bocchino asciutto, l'usura è molto maggiore e si ottengono i deprecabili risultati di troppe pipe restaurate "professionalmente".
Non avendo tre mani, non ho fatto foto di me che carteggio.
Fase due: la testa:
Oltre che un po' massacrata di lato, la testa presentava una bruciatura sul bordo superiore, una cosa che odio.
Dettaglio della bruciatura. Non è drammatica ma abbassare la testa fino al punto di eliminarla mi sembrava eccessivo. Ho optato per la via mediana: un leggerissimo impercettibile abbassamento, e un colpetto di carta sul rimanente della bruciatura.
La prima operazione importante, nel caso di pipe naturali (non colorate) è sempre una bella pulizia con spazzolino e sapone di marsiglia. E' una operazione molto soft, che restituisce alla pipa una sorprendente freschezza, eliminando strati di sporco a volte insospettabili e restituendo un colore molto vicino a quello della pipa nuova. Molti sostenono che la radica non vada mai toccata dall'acqua. Io penso sia una sciocchezza: ho cominciato a farlo con le Savinelli corallo, che si sporcano in modo indicibile. E pur essendo porose non hanno mai minimamente sofferto. Oggi quando serve lo faccio con tutte e praticamente sempre con una pipa che sto restaurando, a meno che sia quasi infumata. Con le pipe colorate bisogna stare molto più attenti perché possono perdere colore. Il colore è un caso difficileda trattare in generale e delle volte occorre scegliere se tenere la pipa un po' danneggiata ma originale oppure gettare il cuore oltre l'ostacolo anche a costo di perdere un po' di originalità. Con sabbiate e rusticate i passaggi successivi sono comunque impossibili e si va direttamente alla lucidatura, una volta che la pipa è ben asciutta.
Abbassamento per eliminare la piccola bruciatura: si appoggia la carta (molto sottile) su un piano e dolcemente si sfrega la pipa, solo così si conservano i bordi taglienti del fornello.
Questa è una operazione che si può fare con facilità solo su pipe naturali. Con pipe colorate occorrerebbe ritrovare nel pezzo "corretto" una improbabile tinta originale, oppure ritingere tutta la pipa, una orrida operazione anti-filologica che mi fa preferire di gran lunga le leggere bruciature quando ci sono. Siccome so che a un venditore professionale la tentazione di eliminare le bruciature viene, osservo sempre con grande attenzione le pipe usate che mi sembrano troppo belle e tendo a preferire l'acquisto di pipe malconce che mi devo sistemare io, piuttosto che sborsare cifre maggiorate per vecchie pipe sistematissime e lucidissime, che hanno perso quasi ogni traccia delle loro sembianze originali.
Va detto che anche le pipe naturali quasi sempre hanno una leggera tintura. Sul rim la correzione successiva si può trascurare: ci penserà l'uso a scurire di nuovo il tutto. In questo caso invece ho fatto una cosa che non faccio quasi mai: scartavetrare con attenzione anche i fianchi della pipa per eliminare i segnetti che si vedono sopra. Erano più sporco che altro, ma facendolo ho comunque riportato la radica al vivo creando una chiazza chiara, come prevedevo.
Non essendo un grande artigiano, correggerla è stata per me una operazione di un certo impegno, che ho realizzato con un pennellino, del vino e del caffé. La radica assorbe poco e quindi poco a poco, talvolta mettendo il caffé in modo localizzato, talvolta spennellando tutta la testa per non creare bordi e aloni ho sistemato il colore perfettamente. Era una correzione molto leggera. Con una pipa chiara ma solo leggermente più colorata non mi sarei assolutamente arrischiato.
Pulito il cannello, il bocchino, eliminata la bruciatura e il segno di caduta, si può lucidare il bocchino con Sidol o con una pezzuola umida tamponata nella cenere, o col dentifricio, a seconda dei gusti. La testa se è liscia si può lucidare con carnauba (io lo evito) oppure semplicemente col panno siliconato (ne ho comprato uno Dunhill vent'anni fa e fa ancora il suo lavoro).
Il risultato della mia piccola operazione di resturo è stato ai miei occhi pienamente soddisfacente. Aggiungo che la pipa fuma benissimo ed è leggera come una piuma. E' una di quelle che tengo più frequentemente alla mano, anche perché una pipa restaurata va un po' fumata per riacquisire la patina che fatalmente un po' si perde.
La mia Kriswill, nelle sua attuali condizioni d'uso.