Il Cob Plug di Samuel Gawith altro non è che il 1792 flake in forma di blocchetto. Tabacco difficile e a me poco amico, in qualsiasi forma e confezionamento.
Con rare eccezioni, sono un anglofilo convinto per tutto quello che riguarda pipe e tabacchi. Ma anche in questo amato universo pipario ci sono aree nelle quali mi avventuro con un po' di prudenza. Una è quella dei tabacchi da marinaio o da minatore: rope, twist e plug ad alto tasso di foglie violentemente nicotiniche. Oggi riesco a dominarli un po' meglio di qualche anno fa, specialmente se confortato da uno stomaco pieno e da qualche acquavite. Ma con tutta onestà non potrei dire siano un piacere da fumare.
L'altro pianeta ostile è quello dei virginia scented, aromatizzati (o meglio sarebbe dire profumati) con sostanze che spesso trovo alquanto sconvolgenti. Pare che agli inglesi piaccia da matti, io invece non riesco a godere appieno un tabacco ai fiori o ad altre essenze che saranno pure nobilissime ma a me ricordano un deodorante per bagni.
Il famoso 1792 flake di Samuel Gawith si potrebbe definire il punto di incontro tra queste due mie idiosincrasie. Una versione concentrata e potenziata di quello che amo meno nel mondo del tabacco inglese. Da un lato ti tramortisce con un calcio di nicotina che stenderebbe uno yak. Dall'altro ti affoga negli effluvi cumarinici della fava tonka, producendo un livello di violenza aromatizzante ineguagliato da qualunque altro tabacco a me noto. Se nelle taverne inglesi del XVIII secolo si fumava roba del genere, sono felice di non averle frequentate.
Il Cob Plug altro non è che il 1792 flake in forma di blocchetto. Generalmente, i plug si trovano in piccole confezioni da poche decine di grammi, 25, 30 o 35 massimo, pesate una per una e prezzate di conseguenza. Il mio Cob Plug, sfortunatamente, di grammi ne denunciava ben 51. Ce l'ho, lo sto affettando un po' alla volta e lo fumo con un misto di timore e disgusto a ore impossibili oppure ogni volta mi trovi in condizioni di scarsa lucidità, quando un altro tabacco sarebbe sprecato. Per cercare di arrivare alla fine della sofferenza nel minor tempo possibile ho adottato anche una strategia che si è già rivelata di successo con i cordoni. Utilizzarlo come condimento, più o meno in dose del 30 per cento, per dare un po' di pepe a qualche tabacco altrimenti un po' scialbo e neutro, come ad esempio la Mac Baren Scottish Mixture, oppure certi virginietti di poca sostanza. In questo modo, il blocchetto si sta un po' assottigliando, senza torturarmi in modo insopportabile.
A chi ha modelli adeguati, il Cob Plug insegna a soffrire con dignità
Ho sempre saputo che un ufficiale britannico in giubba rossa, chiamato a rappresentare l'Impero ai confini estremi della civiltà e talvolta oltre, deve saper accettare col sorriso sulle labbra, per il supremo interesse della Corona, anche le profferte di ospitalità tribale più inusitate. Ogni volta che accendo la mia pipa carica di Cob Plug cerco di farlo con la stessa impassibile signorilità con cui Michael Caine, di fronte al generoso banchetto di un qualche re selvaggio, avrebbe affondato il suo cucchiaio nel cranio scoperchiato di una scimmia, per gustarne il cervello ancora pulsante.
La britishness non è fatta solo per i giorni di sole.
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