Due Gilli LB, di qualche annetto fa. Nella scala di Mauro sono marcate con due stelle, il che ne fa due belle chiare di tutto rispetto. Quando posso, e sono tranquillo che mia moglie non legga l'estratto-conto, mi piace ordinare le pipe a coppie, come pistole da duello, con solo leggere differenze. In questo caso il bocchino di ambra coltivata con vera oro (sopra) e di bufalo indiano con vera argento (sotto). Sono tra i pezzi più belli della mia minicollezione di LB (large billiard). Uno shape classico Dunhill, rivisitato da Savinelli con la famosa 101.
Flashback. Vedo mio padre costernato, seduto alla sua scrivania. Ha tra le mani una piccola Dunhill curva. Io sono lì con lui, nel suo studio. Non so bene quanti anni io abbia (sono stato lì molte volte per molti anni) ma certamente non ho minimamente l'età necessaria ad interessarmi personalmente a come debba essere fatta e come si fumi una pipa. Tutto ciò per lui non è minimamente un problema.
La sua idea non è mai stata che i genitori debbano trovare argomenti e linguaggi per mettersi in sintonia con i figli. Sono i figli che, quando e se ne saranno in grado, avranno facoltà di mettersi in contatto con gli argomenti e i linguaggi degli adulti. Lui comunque è sempre lì. E non sarà certo l'idea che i suoi figli siano piccoli a trattenerlo dallo spiegare loro perché un bassorilievo sia degno di essere ammirato, perché Cassandre, Konecsni o Savignac siano così grandi. Perché la libertà sia un bene prezioso, concreto, che si può toccare, vedere, annusare. O per venire un po' più vicino al topic di questo blog, perché il bocchino di una Dunhill, tirato dritto quando è dritto o, nel caso sia curvo, piegato armoniosamente secondo una parabola che esalta la forma della pipa, sia così immensamente superiore a certe ciabatte sformate molliccie e di forma "ciucciata" (il termine è suo e identifica quei bocchini conici che si restringono non regolarmente, ma con una curva improvvisa), che pure certe sue pipe montano. Quando sarà il momento capiremo. E io, in quel momento, sto capendo.
Sto capendo che una delle sue Dunhill è stata straziata da un riparatore al quale l'aveva affidata con eccessiva fiducia. Verso il mondo in cui vive mio padre continua ad avere l'ingenuità innocente del profugo. Il nome del negozio, la sua insegna secolare, la vetrina su una bella via centrale, i modi cortesi, l'aspetto competente lo fanno sentire sicuro che il suo bocchino consumato verrà semplicemente sostituito con un nuovo bocchino Dunhill, una specie di ricambio originale che farà tornare la sua pipa esattamente com'era quando l'ha comprata, ormai diversi anni fa. Non ha dubbi, non ha diffidenze. Non pensa di poter avere a che fare con qualche improvvisato e approssimativo cialtrone, che maschera l'incompetenza con il funzionalismo (o con l'ideologia), come quelli che ha lasciato per sempre alle spalle, oltre le barriere di filo spinato.
La profonda costernazione in cui lo vedo, con la sua Dunhill straziata tra le mani, rappresenta la caduta anche di questa piccola isola di certezza. Il bocchino nuovo, sì, ha il puntino bianco. Ma la sua curva è sbagliata, il raccordo col cannello non ha nulla di perfetto. La pipa non è più, non potrà più essere, quella di prima. Tutto l'insieme grida falsità e tradimento, e io in quel momento sto capendo quel dramma in miniatura, pur non avendo mai avuto nessuna competenza sul come debba essere fatta una pipa.
Quel bocchino tremendo nella sua inadeguatezza ha rappresentato per me un ricordo incancellabile. Per molti anni ho pensato che un bocchino su una pipa, e specialmente su una bella pipa, non si potesse assolutamente sostituire con ragionevoli speranze di successo. Il bocchino e la pipa nascono insieme e ogni tentativo di riprodurne a posteriori il misterioso equilibrio originario è destinato al fallimento. Così mio padre aveva razionalizzato il disastro della sua Dunhill e questo avevo assunto come dato di fatto, sia quando la pipa non la fumavo ancora che quando ho cominciato ad averne. Ci sono voluti molti anni, e forse l'improntitudine che ad una certa età porta a gettarsi alle spalle le certezze acquisite dai padri, per rimettere in discussione questo principio. Ero oltre le prime pipe, già in una fase in cui si acquista anche un po' per passione ed avventura. Ed è stato un indaffarato Noli, in galleria, forse troppo indaffarato per occuparsi personalmente della questione, a parlarmi di un artigiano di Torino che certamente poteva restituire la vita ad una disgraziata Dunhill che avevo comprato imprudentemente su ebay (allora appena nata), senza rendermi conto che poco era rimasto di sano, oltre alla testa.
Non avevo una pipa da rimpiangere, solo un rottame tra le mani, e anche questo mi ha aiutato a prendere il coraggio di ritentare la strada sulla quale le aspettative di mio padre erano state così duramente tradite. Tentai, ma senza grandi speranze e senza fidarmi troppo, la via di Mauro Gilli. E Mauro Gilli fece il miracolo.
Quando (dopo molti mesi) la pipa riapparve tra le mie mani con il suo bocchino nuovo, in tutto e per tutto fantastico come quello che la pipa doveva avere avuto da nuova, forse persino migliore, perfettamente armonico, perfettamente tirato come mio padre mi aveva insegnato che un bocchino Dunhill dovesse essere, fu come avere trovato il passaggio a Nord-Ovest.
La feci vedere a mio padre, con qualche timore che lui ci trovasse difetti che io ancora non avevo visto. Ne rimase ammirato, al punto che riprese dallo scaffale la sua vecchia Dunhill, rimasta per anni praticamente infumata. Facemmo insieme una scatola di pipe da sistemare. Io un po' delle mie Savinelli che nel frattempo avevano esaurito la corsa dei loro poveri bocchini originali. Lui qualcosa di suo, tra cui una splendida e fragile Castello a cui aveva crepato il cannello e che non aveva più osato riparare, preferendo tenerla insieme con lo scotch. Gilli a quel tempo lavorava come un ossesso, senza nemmeno l'aiuto di suo nipote Simone, che oggi sta crescendo nella sua bottega. Dopo un'attesa quasi infinita di mesi, mesi e mesi, le pipe tornarono, senza essere nulla di meno del meglio che si potesse sperare. Le Savinelli sono nei link sopra, da vedere. La Dunhill di mio padre era tornata, finalmente, una Dunhill. La Castello aveva una vera oro a filo che sembrava nata con lei. La speranza che il grande negozio aveva tradito era stata restaurata in uno scantinato di Torino, da un uomo che non avevo mai visto né sentito, se non per telefono.
Su una cosa ero comunque sicuro che mio padre avesse ragione: fare un bocchino Dunhill nuovo su una pipa vecchia era l'impresa più difficile con cui un artigiano della pipa si potesse misurare. Un uomo capace di fare questo con la maestria di Gilli, non avrebbe certo avuto problemi a fare una pipa intera, almeno in teoria. A quei tempi lo sentivo spesso al telefono, con la scusa di avere notizie delle mie pipe e in realtà per sapere quali idee e novità ci fossero nel suo laboratorio. Un giorno lo incontrai anche a pranzo con la moglie, in un ristorante del centro e l'impressione di un uomo semplice, onesto, geniale e straordinario si fissò in me in modo definitivo. Mi venne voglia di avere una pipa fatta interamente da lui. Non sapevo decidere se volevo il bocchino in ambra (che avevo visto nelle vetrine di Al Pascià) o quello in corno duro indiano. E così, appena ebbi la possibilità economica, ordinai le due pipe, ovvero le due chubby billiard (Gilli le chiamava Maigret), che si vedono sopra. Ne uscirono, ovviamente, due capolavori assoluti. Qualche anno dopo, in occasione di qualche altra riparazione, mi feci fare anche una square panel, un'altra delle mie forme. Tre pipe che ho fumato per anni con immensa soddisfazione.
La pipa, come tutte le passioni, ha i suoi momenti brucianti e i periodi più quieti, abitudinari. E' passato molto tempo senza che sentissi più il bisogno di comprare nulla di nuovo, e quindi senza incappare in quegli incidenti che rendono prezioso l'intervento di Gilli. Anche Mauro ha avuto le sue traversie. Ma da quando è tornato a lavorare a tempo pieno, anch'io per qualche sintonia ho sentito il bisogno di aggiungere nuovo materiale al mio debordande blob pipesco.
Da circa un anno possiedo anche la liverpool che si vede sotto, la mia prima Gilli curata a olio. Ancora più recentemente, ho visitato insieme a mio cugino Andrea il laboratorio di Mauro e mi sono portato a casa questa canadese. La mia prima Gilli con bocchino in metacrilato. E certamente non me ne sono pentito. Altre pipe, non meno belle, che prima o poi metterò su queste pagine, sono già al lavoro. Quella di Gilli è una febbre contagiosa, che si aggrava in chi l'ha già e si trasmette facilmente per contatto. Ora che il web è diventato uno strumento con cui gli appassionati si scambiano idee ed impressioni sui nuovi acquisti, vedo che la presenza delle pipe di Gilli è in forte accelerazione.
Gilli è il tipo di persona che insieme a qualunque cosa spedisca e faccia pagare, sulla grande pipa come sul lavoretto, ti fa trovare una fattura, senza bisogno che nessuno gliela chieda. Effettivamente, nelle cose che fa, oltre alla straordinaria abilità manuale e al perfezionismo esasperato, si sente proprio questa immensa integrità morale. La pipa di ginepro Paronelli, che mi è esplosa dopo una fumata, è ancora nelle sue mani. E sono certo che non tornerà finché Mauro non avrà trovato un modo di ripararla che non rischi di creare una nuova delusione.
Ci vuole un uomo duro per fare un pollo morbido, diceva un famoso slogan americano. Per riparare qualcosa di più grande e di più doloroso di un bocchino spezzato, ci voleva un uomo come Mauro Gilli.
Una delle mie ultime Gilli (per ora). Una liverpool in gruppo 4/5 (14cm x 48mm x foro 19mm x solo 38 gr di peso).
Pipa deliziosa, anche grazie all'oil curing che da qualche tempo Gilli offre a richiesta sulle sue pipe.
Il dente, assolutamente meraviglioso. Una delle firme di Mauro.