domenica 9 marzo 2014

La termodinamica della pipa


Una lettura che vale la pena di fare, dal blog di Neil Archer.
Termodinamica della pipa.
 

E' interessante leggerlo (compreso il link all'articolo di Ermala e Holst).
La versione breve è: provate ad usare un fiammifero, ogni tanto, invece dell'accendino. Non pretendete di accendere sempre tutta la superficie. Fumate piano, e più fresco che potete. E molti dei tabacchi a cui siete abituati potrebbero cambiare in meglio. La cosa in sé non è nuova. Ma Neil vi spiegherà anche il perché.

sabato 1 marzo 2014

A tuo rischio e pericolo






Il Condor. Uno dei tabacchi inglesi più tradizionali, e al contempo meno "inglesi" che il fumatore nostrano possa immaginare.


Chi immagina l'arte del fumo inglese, tende a raffigurarlo come una faccenda da squisiti gentlemen. Guanti di capretto, dolcevita di cachemire, giacche di tweed, macchine scoperte. Un mondo fine e sofisticato, fatto di cose del genere.

Raramente della società inglese, stratificata e feudale come poche altre, si immagine la base portante. Quella fatta da gente con le mani sporche, che guida carrozze invece di sedercisi dentro, scava carbone, martella, sputa, suda, beve birra nera, si prende a cazzotti, si imbarca sulle navi, fuma in una pipa Falcon, compra il tabacco dal giornalaio insieme a un tabloid e lo fuma più o meno con lo stesso spirito con cui da sempre viene bruciato nelle taverne, da quando il tabacco è sbarcato su quelle coste, diventando una delle sostanze psicoattive di maggiore successo in ogni strato sociale.

Quel tabacco da newstand, britannico e intraducibile quanto un insaccato di interiora di pecora, tanto onnipresente nel Regno Unito quanto introvabile al di fuori, più spesso che no è il Condor.
Ne ho avuto una busta  per gentile cortesia di un amico veronese, che lo trovava infumabile. Fino a oggi ho affrontato diversi tabacchi di questo tipo, che mi è alquanto ostico. Ma in un modo o nell'altro ho sempre trovato qualcosa da apprezzare. Quindi, ho aperto la busta con un misto di timore reverenziale e speranza. Ero convinto che fosse una sfida complessa ma pensavo anche che in un modo o nell'altro qualcosa di imprevedibile mi avrebbe dato soddisfazioni che ancora non riuscivo a immaginare.

Dopo qualche carica, che in nessun caso sono riuscito a gustare, devo ammettere di essermi sbagliato del tutto. Se per altri il Condor risulta insopportabile a causa della spessa profumazione cipriata, per me questo è stato solo uno degli elementi che hanno certificato la mia totale incompatibilità con questo tipo di tabacco.

La cipria, sì, è pesante. Fumandolo mi sono tornati in mente anni nei quali, appena scoperto il mondo delle fragranze e (soprattutto) l'esistenza di un universo divertente e promettente fuori dalle mura di casa, consumavo litri di  un'acqua di colonia particolarmente in voga negli anni '80: Lagerfeld. Alla sera mi sentivo stordito dall'odore penetrante del mio stesso profumo, oltre che dalla quantità non sempre moderata di aperitivi e altro che avevo buttato giù, prima di tornare a casa. Lo stesso avviene col Condor, nel breve spazio tra l'accensione e il primo terzo di fornello. Ho cambiato varie pipe nel tentativo di venirne a capo, compresa la filologica Falcon, ma non sono riuscito in nessun caso a limitare lo stordimento.

Perché nel Condor è pesante anche tutto il resto. E' un virginia scurissimo, firecured. Quel tipo di tabacco di forza bruta, sorda, spietata, che martella senza acuti o colorature, con colpi duri, ritmati, ossessivi. Un cazzotto nello stomaco, dato da un gangster inquartato ma odoroso di cipria, che ti sputa accanto, mentre ti contorci nel vicolo. Così mi è apparso il Condor.

Dopo diversi tentativi, ancora non sono riuscito a finire un fornello. Sono sempre a terra, nel vicolo. Mentre il Condor se ne va, coi suoi passi pesanti, tirando un ultimo sputo per terra, prima di girare l'angolo. E lasciandosi dietro una scia di profumo da drogheria, completamente insensato.