martedì 14 aprile 2015

Zero calories



Samuel Gawith Chocolate Plug. Da plug al fornello in tre semplici passi: 1) taglio del plug a fettine abbastanza sottili 2) sfregamento di qualche fetta, diciamo un paio o forse tre, tra i plami delle mani fino a ottenere una specie di pallozza oblunga 3) la pallozza viene aperta e resa vaporosa prima del caricamento La pipa è una Radice aerobilliard square panel.





Negli ultimi mesi ho riscoperto una passione feroce per la bicicletta, ho percorso varie migliaia di chilometri in su e in giù prima in piano (molto piano), poi in piano (ma un po' più forte), poi cominciando ad azzardare qualche salita. Il passaggio da pipatore-poltronista puro a pipatore-quasiciclista mi ha divertito molto e ha fatto sì che abbia messo un po' sotto controllo anche l'alimentazione. E' stato tutto piuttosto semplice e indolore, tranne che per il cioccolato, di cui pian piano sono diventato inspiegabilmente e improvvisamente schiavo, dopo averlo ignorato per gran parte della mia vita.
A forza di ingozzarmi di cioccolato, per quanti chilometri mettessi sotto le ruote, non c'era più verso di trattenere l'ago della bilancia da un movimento che stava diventando inverso a quello desiderato. Per non compromettere le mie prestazioni sportive e per liberarmi degli eccessi più incoffessabili, mi è venuta in aiuto questo grosso tavolettone di Samuel Gawith Chocolate Plug, che avevo preso a Praga qualche mese fa, sfidando a piedi una tormenta di neve durante una pausa di lavoro. Non ci sono molti altri posti per acquistarlo, e per acquistare una vasta gamma di Gawith normalmente disponibili solo in flake, se non la lunga transumanza verso il  negozio di etrafika, piuttosto fuorimano, e piuttosto in salita, per chi sta in basso, in centro, nella zona più battuta da turisti e ospiti d'affari.
Del chocolate flake  ricordavo poco. Lo fumai un paio di volte, forse un po' secco, e mi lasciò un ricordo positivo ma non indelebile. Il plug, acquistato per curiosità e calorosa raccomandazione di un goloso tabaccaio-pipatore  ceko che ha tutta l'aria di intendersene molto, è rimasto tra i tabacchi che non ho mai collocato nel caveau e ingombrano i pochi spazi di casa mia. Sacrificio necessario perché non essendo conservato sottovuoto, ogni tanto richiede un po' di supervisione, almeno finché non lo metterò in Bormioli. Insieme ad altri suoi simili blocchettoni,  ogni tanto mi attirava, andavo a palpeggiarlo, ad odorarlo, ne tenevo sotto controllo l'umidità, ne pregustavo le delizie. Controllo dopo controllo, questo virginia scurissimo, spruzzato di latakia e profumato di cacao ha cominciato ad attirarmi almeno quanto le tavolette di cioccolato vero e proprio che stavo accumulando in cucina, e quel che è peggio consumando senza ragionevolezza. Così mi sono risolto ad aprirlo, ed è stata una scelta assolutamente azzeccata.
Il chocolate plug (o la sua versione in flake), si dice, non sa di cioccolato. Ma, viene sottolineato con puntiglio burocratico, di cacao. Sarà. Visto che i miei cioccolati preferiti vanno dal 70% di cacao al 99%, la differenza tra i due concetti, per me, resta inavvertibile. Secondo me, il chocolate flake sa (la cosa potrà sorprendere) di cioccolato e il tocco di latakia, comunque ben avvertibile, lo rende uno di quei folli cioccolati che vanno per la maggiore adesso, con sale, con peperoncino, con rosmarino. Mi piacciono tutti, e questo con latakia certo non meno degli altri. E' cioccolatosa la consistenza del virginia, il suo colore, il fondo dolceamaro. Da quando ho aperto la mia tavoletta di chocolate flake e le sue fette hanno cominciato a trovare la strada di diverse pipe,  la mia immaginazione e il mio desiderio corrono decisamente meno verso le tavolette in carta d'oro e d'argento e invece con ossessiva insistenza al grosso  vaso a molla in cui tengo il tabacco alla mano che sto fumando in questo momento.
Il chocolate plug rispetto al flake ha in più sicuramente la presentazione. Questa barra spettacolare che sembra appena uscita dalle cure del maitre chocolatier. Ma anche il flake andrà considerato, quando la scimmia cioccolatosa ricomincerà ad urlare, e io sarò troppo stanco o troppo lontano dal cucuzzolo praghese, unico luogo al mondo dove ho mai trovato disponibilità di questa specialità, tutta piacere peccaminoso e zero calorie.

mercoledì 8 aprile 2015

Scubettare




Questo, anche se non sembra, è un flake scubettato. Un bulk di Medium Virginia Flake (conosciuto in latta come Golden Glow) lasciato a maturare una decina d'anni sotto vuoto e diventato un flake ammappazzato, è stato tagliato per traverso alle sue fibre, creando una cascata di cubetti da 1-2 mm di diametro: la forma più pratica di trasporto e caricamento dei flake.

Se avete fette di flake più normali, tagliatele semplicemente a strisce di 1-2mm per traverso, e infilatele nel vostro portatabacco, i cubetti verrano fuori da soli.

Ci si chiede molto spesso, tra appassionati di pipa, come si faccia a fumare tabacchi dall'apparenza così singolare come i flake. Finché non se n'è venuti a capo, l'interrogativo è tormentoso. Si pensa che la risposta sia nella scienza, nella tecnica, in metodi arcani, quando invece la soluzione sta semplicemente nell'abitudine.
Ad ogni modo ci sono sistemi attraverso i quali fumar flake risulta più facile che con altri. Folle, masochistico, illogico e antistorico, il cosiddetto "metodo macbaren", studiato -io credo- dall'importante casa danese per rendere odiosa la vita ai fumatori di tabacchi di altre marche (ché i macbaren, essendo flake piuttosto annacquati, si riescono a fumare persino torturandoli in quel modo). Agghiacciante e inutile, se non dannoso, è il passaggio nel cosiddetto "grinder", strumento aberrante per chi fuma tabacco e non so quanto utile, nonostante il successo di vendite, per i fumatori di sostanze che la legge per ora continua a scoraggiare. Posso dirlo, per aver spaccato un paio di quelle trappole cercando di avere ragione di un plug.
I flake di marche serie, come i Samuel Gawith, normalmente si fumano semplicemente sfregando una fetta tra i palmi delle mani e caricando, dopo aver aperto e resa vaporosa la pallozza così formata. Si possono ogivare un po' tra le dita, strappucchiare... elemento comune tra tutti questi trattamenti è quello di essere più agevole se fatto a due mani. Sarebbe sempre utile avere due mani libere. Succede però che, quando ci si trova lontani da casa, lontani dalla propria scrivania o dal tavolo da caffè, una delle due mani serva a reggere la pipa, mentre l'altra dovrebbe lavorare da sola il flake, reggere la busta portatabacco e chissà cos'altro, determinando un ingorgo funzionale.

E' una delle ragioni per cui pochissimi fumatori (almeno tra quelli dotati di un numero di braccia standard, e privi di abilità paranormali) porta i suoi i flake in libera uscita. A casa, con tavolinetto, vassoietto, posacenere, fiammiferi e calma olimpica, il flake si può tentare. In trasferta, invece, si rinuncia, il che è un peccato, considerando che il flake per le sue qualità di combustione a bassa temperatura è particolarmente adatto agli ambienti ventosi e all'aria aperta in generale, dove tabacchi più fiammeggianti si consumano con eccessiva rapidità, se non addirittura inceneriscono la pipa che tenta di contenerli.



Quando si hanno alla mano nettari del genere, la scelta della pipa merita un po' di attenzione in più. Questa è una Dunhill 50 F/T, più o meno una gruppo 2 army mount (non ricordo se sia stampigliata gruppo 2 né di che anno sia). Una minuscola curva, quindi singolare.

Lo scubettamento dei flake sembra rispondere in modo perfetto a tutti i problemi che tormentano chi ama i flake, ma ancora ci combatte. Lo scubettato si carica per caduta, con giusto un po' di polverino sopra, ad agevolare la prima combustione. E' facile, non servono tutorial su youtube per apprenderne i misteri. Una volta acceso, fuma preservando tutte le caratteristiche del taglio in flake, non come il poltiglio grinderato che non è più nulla, se non il triste ricordo del tabacco che fu. Soprattutto, si trasporta comodamente, si carica con una mano, con noncuranza, anche facendo altro e persino guardando altrove. Lo scubettato mantiene l'unido quasi come la fetta originaria.

Lo scubettamento è forse il metodo perfetto per fumare flake.
Non sorprende che, in questo mondo imperfetto, sia così poco diffuso.