domenica 8 luglio 2012

A volte ritornano

 Red Rapparee. Un vecchio tabacco ad alto tasso di turchi, che è sempre stato tra i miei preferiti. E lo rimane anche oggi che viene prodotto su scala industriale da K&K, il più temuto dei marchi tedeschi.


Un anno fa non avevo ancora aperto questo blog. Non avevo ancora cominciato a frequentare "fumare la pipa". Un anno fa stavo fumando uno dei miei tabacchi preferiti, il Rattray's Red Rapparee di cui, in modo del tutto illogico, avevo appena comprato un paio di scatole, ignorando le riserve di tabacco di ogni genere e tipo depositato nel mio caveau.

A volte aprire un cassetto ti fa fare salti inaspettati nel tempo e nello spazio. A me è successo questa mattina qui al mare quando questa scatola, contenente un'ultima dimenticata carica, è apparsa tra le cose che devo avere abbandonato facendo le valigie disordinatamente, come sempre succede nelle ultime operazioni di impacchettamento, quando è già molto ritrovare le chiavi della macchina. E prendere il traghetto del ritorno appare come una probabilità, più che una certezza.

Da quando il mio Red Rapparee è rimasto al confino qui sull'isola molte cose sono successe nel mio mondo pipario. Nuove conoscenze, nuove esperienze hanno riacceso la curiosità che mi ha portato a provare cose che non avrei mai pensato di fumare prima. E quando mi è capitato di nominarlo, questo tabacco che oggi è prodotto dai temuti crucchi di K&K, ha suscitato anche qualche perplessità. Effettivamente sì, non è più nel suo barattolo a tamburello e fa ormai parte della schiera di English Mixtures (o pseudo tali) che vengono sfornate in quantità industriale da un gruppo che tutto è meno che artigianale e che punta all'uniformità del gusto più che all'eccellenza assoluta. Come se non bastasse contiene Black Cavendish, l'ingrediente misterioso il cui nome significa tutto e niente e a cui i grandi manifattori di tabacco sembrano sempre più affidare la standardizzazione del gusto di ciò che mettono in scatola. Tutto vero. Si può quindi capire come il momento in cui ho cominciato a raccogliere i fili superstiti per caricarli nella mia Gigliucci sia stato gravido di sentimenti contrastanti. Un po' ero curioso di tornare al mio vecchio Red, un po' temevo che ne sarei rimasto deluso dopo quest'anno vissuto appassionatamente tra scoperte di microblender e ritorni ai pezzi forti della mia riserva personale.

Ma il Red non mi ha deluso. Sarà tutto quello che volete. Ma avercene. Ha quel bel mix di virginia e di turchi che piace a me con il latakia di sfondo a far da condimento. Il Cavendish c'è ma ha il ruolo che deve avere, quello di un collante discreto. Forse il segreto del Red Rapparee è quello di essere un tabacco ad alto tasso turco, e forse le alchimie industriali non sono ancora riuscite a creare orientali sintetici che sanno di farmacia, come purtroppo è successo con i latakia che infestano certe miscele industriali per maniaci del gusto affumicato, ridotti a bruciare aromatizzati al gusto di cacca di cammello chimica.

Sul Red Rapparee, per me, si può contare. E gustandomelo ho persino pensato che certi nuovi microblender farebbero bene a fumarsene un paio di scatole e a prendere attenta nota. La mixture è un campo pericoloso dove non sempre piccolo è bello.


1 commento:

  1. Buona Sera Sig. Pinter, fumo il "red" proprio adesso per la prima volta, nella dunhill che mi cedette. Lessi ques'articolo molti anni fa e rimasi incuriosito. E' come scrive lei. Una bella scoperta, grazie :-)

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