giovedì 11 ottobre 2012

Andrea Gigliucci. Un cuore danese a Scarlino.

Circa un anno fa cercando, se non sbaglio, qualcuno che mi vendesse degli abbozzi di radica per degli esperimenti di sabbiatura che stavo facendo insieme a mio cugino, sono arrivato per le vie dell'ipertesto al sito di Andrea Gigliucci un artigiano della pipa di Scarlino che non avevo mai sentito nominare prima. I siti dei nuovi "maestri della pipa" sono spesso inutilmente pomposi oppure dilettanteschi, se non talvolta le due cose insieme. Generalmente mi inducono a cliccare via il più velocemente possibile. Quello di Gigliucci invece era diverso: bella foto, grafica di buon gusto, un racconto di sé sincero, senza le solite chiacchiere a vanvera in inglese maccheronico. Prima di tutto, il sito di una persona intelligente: mi ha subito incuriosito. 
Gigliucci, con grande onestà, si raccontava come un nuovo arrivato nel mondo della pipa. Un restauratore che da qualche tempo, visto che amava fumare la pipa, si era deciso a  unire due passioni e realizzare dei modelli suoi. Ancora più della storia mi interessarono le pipe. C'era una bellissima curva molto snella e flessuosa, che mi faceva pensare a una reinterpretazione leggera e nordica del famoso sassofono di Radice/Ascorti. Purtroppo l'aveva già venduta. Ma mi piacevano altrettanto una serie di bulldog un po' cubiste e scalene, veramente strane, quasi inquietanti nella loro finitura nera rusticata che ricordava la pietra appena sbozzata di una scultura in progress. Le guardai e riguardai per qualche giorno, tornando sul sito, finché a un certo punto mi sentii chiamare da una delle tre o quattro disponibili. Era una pipa abbastanza strana per me, ma più la guardavo più mi piaceva. Un  giorno mi decisi a prendere il telefono e chiamare Gigliucci, per accertarmi che la mia Dark Hull Bulldog fosse sempre là al suo posto, e per capire come ordinarla. In quella telefonata, avrei scoperto due cose interessanti:  la prima era che Gigliucci era incredibilmente uno dei primi lettori del mio blog (a quei tempi ai primissimi post). La seconda, che io ero il primo ad acquistare una pipa di questo tipo. 

Evidentemente, il Destino si era messo pesantemente al lavoro.



 La mia prima Gigliucci. Una Dark Hull rusticata bulldog. Gigliucci è un appassionato velista, e il nome del modello nasce dalla somiglianza tra  la "chiglia" di questa strana bulldog e quella di una barca. 

Su "Fumare la Pipa" ho raccolto diversi pareri positivi sul mio nuovo acquisto e ho scoperto di non essere stato l'unico a notare i primi passi di Gigliucci, né il primo in assoluto dei presenti a possedere una sua pipa (in realtà, ero il terzo). Tra la mia prima telefonata con lui e quello che lessi su flp, scoprii che Gigliucci aveva studiato, per così dire, con Massimo Musicò ed era già stato presentato a Cagli l'anno precedente. Una sua limitata gamma era visibile ed acquistabile nel negozio di Roma, nel quale però non ero ancora mai stato (pur avendone letto infinite meraviglie). Tutto ciò mi fece piacere. Ma ancor più mi piacque come fumava la mia pipa. 
Me la sentivo bene in mano, la rusticatura mi divertiva: sembrava eseguita con furore nel corso di un raptus. Ma soprattutto la pipa aveva un che di magico nel modo in cui trattava alcuni tabacchi. Era l'unica in cui riuscivo a fumare l'HH Vintage Syrian trovandolo quasi buono. Anche il "gusto drugstore" di una busta di 7 Seas acquistata per amor di scienza, risultava tutto sommato godibile. Preoccupato di un possibile contrappasso, ci bruciai qualcuno dei miei Virginia preferiti, temendo che il risultato si invertisse e che le capacità stregonesche della pipa agissero in questo caso a mio danno. Nonostante la capienza abbondante, non proprio classicamente da flake, anche i Virginia ne uscirono bene. Da allora la Dark Skull Bulldog l'ho fumata molte volte, senza riuscire ancora a dedicarla a nessun tipo di tabacco talmente riesce bene con tutti. E' una delle mie pipe-jolly migliori.

Con l'avvicinarsi dell'estate, approfittando del fatto che Scarlino è quasi di passaggio sul tragitto per l'Isola d'Elba, ci siamo messi d'accordo per la visita che fino a quel momento era rimasta solo nell'aria. La cosa si faceva pressante anche perché nel frattempo Gigliucci aveva realizzato alcune divagazioni sul tema della Dan Reformed Chimney, tra cui ne avevo identificata immediatamente una che sarebbe diventata la mia seconda pipa firmata da lui.

 Gigliucci liscia, una rielaborazione a partire dalla Dan Reformed Chimney

Mia moglie ricorda sempre con piacere le sue (e talvolta nostre) vacanze nei dintorni di Follonica. Così la convinsi senza fatica che una deviazione per Scarlino si rendeva necessaria e una volta giunti lì, Gigliucci ci condusse nel suo antro fiabesco. Senza alcun dubbio, il più bel laboratorio tra quelli che abbia visto (vale la pena visitarlo virtualmente sul suo sito). Ho trovato un giovane uomo colto e appassionato, quasi ossessionato dalla ricerca. Un uomo preparato e  intelligente, che insieme ai suoi strumenti, ai ciocchi, alle pipe abbozzate e finite ha uno scaffale di stampe di vecchi cataloghi sui quali studia ed estrae ispirazione per le proprie elaborazioni. Come succede da Becker & Musicò, il classico è presente e si riflette, rinnovandosi, nelle pipe che nascono non tanto seguendo i capricci della radica (un modo di fare pipe che personalmente mi lascia indifferente), ma anzi cercando di spingere nel legno adatto il frutto della propria visione del momento. Nel caso di Gigliucci, ogni pipa nasce da abbozzi grezzi, prima sgrossati e poi lavorati con l'uso di pochi strumenti essenziali. Molti sono gli stessi che si troverebbero in un laboratorio danese. Forse con l'eccezione del segaossi da macelleria, che Gigliucci ha riadattato a strumento per plasmare il dente del bocchino (una delle mie fissazioni, tra l'altro). Un'altra innovazione che mi ha fatto immensamente piacere è stato il passaggio di Gigliucci dal bocchino in metacrilato (pur ben fatto, come sulla mia bulldog) all'ebanite tedesca tornita dalla barra e tagliata a mano. Un passaggio credo suggerito dalla frequentazione con Massimo Musicò, un artigiano con cui condivido la convinzione che il bocchino rappresenti la metà del valore di una pipa.

I classici intorno ai quali Gigliucci lavora mi sono sentimentalmente cari, perché sono gli stessi che ho visto, ormai consunti e fumati fino alla resistenza estrema, nelle mani di mio padre. Le sue prime pipe degli anni '60: forme danesi allora moderniste alcune delle quali disegnate dal Conte Bernadotte. Una pipa come la sua prima Kriswill la cercavo da un po' di tempo, e avevo anche consultato qualche collezionista tra quelli che frequentano flp (l'ho poi trovata poche settimane fa su ebay, in versione liscia). Al momento in cui entrai nel laboratorio di Gigliucci, la ricerca era ancora in corso.

La Kriswill sabbiata che fu una delle prime pipe serie di mio padre. E' la forma a cui si ispira la Gigliucci che ho comprato io.

 Si può quindi immaginare quale sia stata la mia sorpresa quando in mezzi agli strumenti e alla segatura, sul banco di Gigliucci ho visto il catalogo Kriswill aperto proprio sulla pagina che ritraeva la pipa che mi era sfuggita fino a quel momento. Una pagina di questo catalogo Kriswill 1970, che mi ero già studiato con attenzione.
 Tra le ultime realizzazioni di Gigliucci c'era già pronto il frutto della ricerca partita da quella vecchia pagina. Totalmente diversa dalla pipa che avevo visto tante volte. Ma anche chiaramente imparentata: una specie di nipote maremmana della principessa danese che continuava a sfuggirmi. Una pipa che mia mogli gradì immediatamente, facilitandomi il compito di non scegliere quale delle due dovessi acquistare, tra la pipa per cui ero arrivato fin lì e quella mi aveva così piacevolmente sorpreso.

Gigliucci sabbiata, una personalissima rielaborazione, a partire dalle forme della vecchia Kriswill che avevo inutilmente cercato.

In generale, devo ammettere di essere piuttosto frigido verso le creazioni più estrose ed azzardate della "scuola danese". Non amo in modo particolare le pipe a serpente, a chiocciola, a lumaca, che ricordano un'ascia vichinga o un disco volante. Pipe magari in sé bellissime, per chi è in grado di apprezzarle, ma che a mio avviso hanno rovinato con il loro esempio non pochi artigiani. Sono invece sempre stato affascinato dagli esordi della pipa danese: quelle pipe industriali ma innovative che hanno a lungo ispirato anche le migliori creazioni di Achille Savinelli.
Il mio vero genere, forse, sarebbe ancora più classico. Ma di questa reinterpretazione modernista sento profondamente l'attrazione, non solo affettiva. Scoprire nel laboratorio di Gigliucci un uomo che si arrovella con gusto intorno a questo delicatissimo equilibrio tra classicità e design, tra forma e funzione, senza mai dimenticare che una pipa è una pipa e non una scultura da soprammobile, mi ha fatto immensamente piacere.

Ero arrivato fin lì per la reformed. Ma non avrei potuto uscire senza la nipotina della Kriswill Bernadotte. E così è stato.

Gigliucci sta crescendo nella stima di molti appassionati. Oggi le sue pipe si possono acquistare a Roma da Becker & Musico (per cui realizza anche le Foundation riconoscibili dalla sigla AG) ma anche a Bologna e a Follonica. In questi mesi  si è parlato parecchio di lui tra gli appassionati che frequentano flp e che hanno visto per la seconda volta a Cagli le creazioni toscodanesi di Scarlino. Gigliucci è stato definito il più promettente artigiano della nuova generazione. Un uomo che unisce l'inventiva e il gusto a una invidiabile capacità tecnica. Io non ho nessun dubbio che sia realmente così.



 
Mio padre in una foto scherzosa del 1971, con la sua Kriswill Bernadotte.


6 commenti:

  1. Che bella recensione! Particolarmente ispirato ultimamente :-). Non conoscevo Gigliucci ma adesso ho una voglia matta di approfondire la sua produzione, sembrano davvero delle creazioni di alto livello. Pensare che non è nemmeno molto lontano da casa e ad un tiro di schioppo dalla zona delle mie vacanze. Grazie.

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  2. Mi associo al commento recensito sopra,deliziose!

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  3. Ho scoperto Gigliucci grazie alla presentazione della tua Dark Skull Bulldog in "Ecco l'l'ultima arrivata" di flp. Da allora seguo, con estremo interesse l'evoluzione del suo catalogo. Siccome, a mio parere, requisito essenziale per una pipa, anche se potrà apparir banale, è che essa fumi bene e sia versatile, dopo questa tua ottima recensione, entrerà a far parte della mia stramba collezione, anche perchè, dal punto di vista estetico e se mi permetti "filologico", le sue creazioni sono veramente notevoli.
    saluti. g

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  4. Innanzitutto complimenti per questo utile ed interessante blog, seguo sempre con molta attenzione.
    Anche io sono felice possessore di una delle dark hull bulldog, la mia con inserto in eucalipto.
    Leggendo la tua recensione un sorriso mi è affiorato sulle labbra, perchè anche la mia bulldog si è dimostrata quasi da subito buona e, soprattutto, capace di tirare fuori qualcosa di buono da ogni tabacco che man mano provavo a bruciarci dentro.
    In particolare sta salvando dall'essere cestinata una busta di Stanislaw Balkan latakia.
    Ho provato a fumare questo tabacco in diverse radiche(Dunhill, Castello, Parker...)e purtroppo sempre con esiti disastrosi. Oggi ho povato a fumarne una carica nella Gigliucci e...improvvisamente tutta un'altra musica! Le varie componenti della miscela sembrano per la prima volta lavorare insieme, viene fuori il dolce del virginia ed il latakia non è più fastidiosamente in primo piano, insomma nulla di trascendentale ma sicuramente una buona fumata che mette voglia di finire la busta.
    Sarà merito della pipa? Sinceramente non lo so, certo è che questa Gigliucci si è guadagnata un posto tra le mie pipe preferite e me la tengo ben stretta.
    Un caro saluto.
    Saverio

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    1. E' strano lo Stanislaw sia così cattivo. Dovrebbe essere nient'altro che la Balkan Mixture Gawith & Hoggarth, che io non ho mai fumato ma ha una discreta fama.

      Una mixture GH che invece mi piace molto è la #12. Mi sembra una cugina abbastanza vicina dello Skiff.

      Grazie del messaggio e sono contento che anche tu abbia avuto un'esperienza simile alla mia con la Dark Hull, magica pipa di Gigliucci.

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  5. Grazie per la dritta. Abbiamo una casetta a Riotorto e mi sa che appena scendo vado a fare visita alla " bottega" del gigliucci.

    Ps complimenti per il blog eh!

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