lunedì 7 novembre 2011

Ricordi di un home blender


La migliore miscela che abbia mai prodotto. Siccome non sono ordinato e me la cavo male coi quadernetti, tengo il barattolo su cui avevo segnato la ricetta come una reliquia, casomai dovessi un giorno riprodurre il mio capolavoro. Tuttavia, mi sono recentemente reso conto che il totale dei componenti dà 95%. Dove avrò sbagliato?

Quella della miscela perfetta è una ricerca infinita che aggiunge un pizzico di tensione e ansia da prestazione al piacere, altrimenti assolutamente serafico, di fumare nella pipa.
È lo zenzero nella polpetta. Un ingrediente delizioso, quanto però pericoloso. Quando le scatole e le buste di miscugli male assortiti cominciano ad accumularsi, e fumarli diventa una necessità che intristisce anziché rasserenare, si può persino arrivare al punto di appendere la pipa al chiodo. Uccisa da un'overdose di zenzero.
Per non arrivare a questo passo drammatico, un po' di prudenza aiuta. Mai comprare troppa roba nuova, mai assaggiata prima. Dosare conservativamente le piccole incursioni in quello che forse, chissà, potrebbe anche interessare domani. E se si incappa nell'errore, e si manca della disciplina per buttare o finire stoicamente la scatola... mai, assolutamente mai, cominciare ad allungare ciò che si odia con quello che si ama. Il morto ucciderà il vivo. Si otterranno solo dosi sempre crescenti di roba che non si ha nessuna voglia di fumare, prolungando la sofferenza all'infinito. Se si miscugliano miscele, che è il punto di partenza di tutti (anche se non certo il più rigoroso), è molto meglio sposare solo tabacchi che si amano e meglio pochi che troppi.
Io non fumo tabacchi aromatizzati e non li ho fumati quasi mai. Ma anche limitando la scala dei colori ai componenti della miscela inglese e a poco altro, non è così semplice trovare l'equilibrio perfetto per il proprio gusto e per le proprie pipe. Quello che piace a un amico non è detto che piaccia a noi, quello che ci è risultato rotondo e dolce in una pipa magari diventerà aspro e spigoloso in un'altra. Per sperimentare con speranza di successo, o almeno sapendo quel che si fa, la chiave è la conoscenza dei tabacchi di base. Personalmente, non posso fare a meno di documentarmi sulle mie passioni. Dopo i primi pasticci mi è stato indispensabile cominciare a leggere e i miei primi testi sacri sono stati quelli di Giuseppe Bozzini. Lì ho scoperto le differenze tra i vari Virginia, ho capito cosa sono il Burley, il Kentucky, i tabacchi orientali (o "turchi"), le varie specie di Latakia e la funzione di tutti nelle miscele più consolidate. Visto che i giorni di internet erano ancora lontani, quei libri mi sono serviti anche a scoprire dove avrei potuto rifornirmi di tabacchi "puri" da cominciare a mescolare. Ho preso il treno per Lugano, sono entrato da Giannini (esisterà ancora?), ho annusato e ho comprato tutto quello che fino a quel momento avevo solo sognato sulla carta. Di fallimenti avevo già fatto una bella collezione, così mi sono comprato una bilancia di precisione e ho cominciato a produrre variazioni su variazioni ma sempre in piccola quantità, 10 grammi al massimo, in modo da non dover scontare troppo amaramente i miei inevitabili nuovi errori. Ho scoperto di non sopportare il Burley in nessuna variante e quantità e ho anche capito che senza cavendish (a cui sono però meno allergico) le miscele mi piacevano di più. Alla fine sono arrivato al risultato che si vede lassù, ritratto nella foto.  Di quello arrivai a produrne, credo, addirittura 100 grammi. Non è migliore delle migliori miscele che si trovano già pronte sul mercato, ma per me non è nemmeno inferiore alla maggior parte di quello che si può comprare nella categoria della "English Mixture". Soprattutto, mi ha aiutato ad orientarmi sulla carta. Adesso, leggendo la ricetta di un tabacco, posso in parte immaginare quanto potrebbe piacermi e se valga la pena di provare. Forse, ho capito perché alcuni tabacchi mi piacciono più di altri. In altri felici casi è rimasto il mistero. Raggiunto questo livello, comunque, mi è passata la voglia di miscelare da solo e ho ricominciato a comprare e sperimentare scatolette, talvolta facendo i salti mortali per procurarmeli. E infine, è arrivato il momento dei flakes di puro Virginia, che non potrò mai produrmi da solo. E forse anche per questo  me ne sono innamorato perdutamente. Ma questa è già un'altra storia...

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